La capacità di coinvolgere attivamente la popolazione residente su un territorio attraverso strumenti digitali è ormai considerata un indicatore della qualità dell’amministrazione e della vitalità democratica.
Tuttavia, parlare di partecipazione politica digitale significa interrogarsi sulla sua reale accessibilità, sulle differenze sociali e territoriali, e sulle capacità delle amministrazioni locali di trasformare l’innovazione tecnologica in opportunità civiche.
Inoltre, va considerato il rischio che simili trasformazioni, pur ampliando le opportunità di interazione individuale, tendano a indebolire i momenti collettivi della vita civica, sottraendo spazio alla dimensione relazionale e deliberativa che tradizionalmente alimentava la cittadinanza attiva.
Indice degli argomenti
Il significato della partecipazione politica digitale
È da questo insieme di questioni che prende le mosse il lavoro del gruppo di ricerca sulla “Cittadinanza digitale” del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, nell’ambito del Progetto d’Eccellenza 2023-2027 “Open Government Data. Conoscere la società attraverso i dati della Pubblica Amministrazione”, che ha portato come primo risultato a elaborare un Indice di Partecipazione Politica Digitale per i comuni capoluogo della Lombardia.
L’Indice nasce dalla convinzione che la digitalizzazione delle pratiche democratiche non possa limitarsi alla mera disponibilità di canali o strumenti tecnologici, ma richieda una valutazione critica della loro accessibilità, trasparenza e capacità di generare coinvolgimento autentico. L’obiettivo è dunque rendere leggibile, in modo sistematico e comparabile, quanto e come i diversi territori siano in grado di abilitare forme di cittadinanza attiva nello spazio digitale.
L’indice di partecipazione politica digitale e le sue dimensioni di analisi
Numerosi strumenti di valutazione – come l’E-Government Development Index delle Nazioni Unite – monitorano l’avanzamento della digitalizzazione nei singoli Paesi, ma risultano spesso inadeguati a cogliere le differenze subnazionali e le specificità locali. Anche indici più recenti, come il DigiPart Index svizzero, offrono spunti interessanti, ma rimangono orientati a contesti istituzionali fortemente strutturati e difficilmente comparabili con quelli italiani. L’Indice elaborato per la Lombardia si propone di colmare questo vuoto, offrendo una lettura empirica comparata dei processi partecipativi digitali a livello comunale, includendo anche alcune forme di partecipazione civica tradizionalmente fisiche – come i bilanci partecipativi – che, per caratteristiche strutturali, possono essere agevolmente digitalizzate e quindi valutate in chiave ibrida. L’obiettivo è dunque restituire una fotografia più realistica e operativa del grado di apertura e accessibilità delle amministrazioni locali, senza separare artificialmente dimensione fisica e digitale della cittadinanza attiva.
Sono tre le dimensioni fondamentali su cui si articola l’Indice:
- Formazione dell’opinione pubblica, che include indicatori relativi alla quantità e alla qualità della comunicazione digitale, nonché alla disponibilità di contenuti educativi civici;
- Co-creazione, che misura la presenza di strumenti interattivi attraverso cui i cittadini possono contribuire alla definizione delle politiche pubbliche, come consultazioni online o processi di bilancio partecipativo;
- Decisione, che considera l’effettiva possibilità per i cittadini di influenzare le scelte istituzionali, ad esempio tramite l’identità digitale, la trasparenza delle istituzioni e la sperimentazione di e-voting.
A ciascuna dimensione sono associati specifici strumenti operativi (T1–T8), individuati sulla base dell’osservazione empirica dei siti istituzionali e delle pratiche digitali nei comuni analizzati. Ogni strumento è composto da uno o più indicatori elementari, selezionati per misurare aspetti rilevanti della partecipazione (presenza, accessibilità, interattività, impatto decisionale, ecc.). A ciascun Comune è stato così attribuito un punteggio da 0 a 100.
La raccolta dati si è svolta tra agosto e dicembre 2024, basandosi esclusivamente su fonti pubblicamente accessibili via web. Tale scelta, metodologicamente coerente con l’obiettivo di valutare l’accessibilità esterna delle pratiche partecipative, comporta tuttavia alcune limitazioni: non sempre ciò che è disponibile online riflette l’intera gamma di attività svolte a livello locale. D’altro canto, la difficile reperibilità di informazioni è essa stessa un indicatore di un accesso problematico e può rappresentare una barriera alla partecipazione, specie per i cittadini meno digitalmente attrezzati.
Per una comprensione più precisa dei processi partecipativi reali – in termini sia quantitativi (numero di partecipanti, profilo demografico, frequenza) sia qualitativi (qualità del dibattito, restituzione, impatto) – sarebbe dunque auspicabile un coinvolgimento diretto delle pubbliche amministrazioni nella condivisione di dati, esperienze e buone pratiche.
Diseguaglianze territoriali e fattori abilitanti
I dati dell’Indice mostrano una variabilità di punteggi tra le diverse città capoluogo che suggerisce una notevole difformità nell’adozione e nell’efficacia delle strategie di partecipazione digitale. Solo una città, Milano, si colloca stabilmente nella fascia più alta dell’Indice, con un punteggio di 80,1 su 100, e mostra punteggi elevati in quasi tutte le categorie, indicando un impegno forte e una realizzazione avanzata nell’ambito della partecipazione digitale. L’uso combinato di piattaforme sociali, consultazioni online e e-voting indica un approccio integrato che potrebbe servire da modello per altre città.
Città come Como e Sondrio mostrano invece punteggi molto bassi, il che suggerisce che vi sia poco impegno o risorse dedicate alla partecipazione politica digitale. Potrebbe essere dovuto a limitazioni di bilancio, mancanza di infrastrutture tecnologiche o priorità politiche diverse.
Cremona e Lodi sono esempi di comuni con punteggi intermedi: queste città potrebbero essere in una fase di transizione o di sperimentazione con strumenti digitali. Ciò potrebbe indicare un interesse verso la partecipazione digitale e insieme la presenza di sfide nell’implementazione completa di tali strumenti.
Nel complesso, le discrepanze nei punteggi tra le città potrebbero derivare da diversi fattori:
- Disponibilità di risorse: città con maggiori risorse finanziarie e umane tendono ad adottare più facilmente tecnologie avanzate.
- Supporto politico e amministrativo: il livello di supporto e l’impulso dall’amministrazione cittadina sono cruciali per promuovere iniziative di digitalizzazione.
- Cultura locale e digital divide: differenze nella cultura locale e nell’accesso alla tecnologia tra i cittadini influenzano l’adozione e l’efficacia delle strategie di partecipazione digitale.
Dal punto di vista teorico, i risultati potrebbero stimolare discussioni sulle best practices e sulle politiche necessarie per superare gli ostacoli alla digitalizzazione. È essenziale considerare come le tecnologie digitali possano essere utilizzate per migliorare non solo l’efficienza ma anche l’equità e l’inclusività nella partecipazione politica.
Lettura comparata dei punteggi comunali
D1 – Formazione dell’opinione pubblica | D2 – Co-creazione | D3 – Decisione | TOTALE | |
Bergamo | 18,2 | 2,8 | 11,1 | 32,0 |
Brescia | 19,2 | 5,6 | 14,8 | 39,6 |
Como | 12,4 | 5,6 | 18,6 | 36,5 |
Cremona | 16,6 | 4,2 | 0,0 | 20,7 |
Lecco | 15,1 | 4,2 | 11,1 | 30,4 |
Lodi | 15,2 | 4,2 | 11,1 | 30,5 |
Mantova | 13,1 | 8,3 | 5,6 | 27,0 |
Milano | 21,7 | 25,1 | 33,3 | 80,1 |
Monza | 17,3 | 1,4 | 11,1 | 29,8 |
Pavia | 13,3 | 1,4 | 11,1 | 25,9 |
Sondrio | 10,9 | 1,4 | 0,0 | 12,3 |
Varese | 15,0 | 5,6 | 11,1 | 31,8 |
Considerazioni ulteriori potranno emergere dall’analisi in profondità di alcuni processi partecipativi attivati dai comuni oggetto dell’indagine (partecipanti, strumenti, ruolo degli attori, risultati), che sarà il compito della fase successiva della ricerca. Un punteggio elevato nell’Indice non garantisce infatti, di per sé, la qualità di tali processi.
Milano, per esempio, dispone di un sistema articolato e coerente, che integra piattaforme partecipative (online come Milano Partecipa, o ibride, comeil Piano aria clima), canali social istituzionali attivi, accesso ai dati aperti e identità digitale. Le sedute del consiglio comunale sono trasmesse in streaming e archiviate, mentre in alcune aree della città sono state avviate consultazioni pubbliche legate a progetti urbanistici, ambientali e sociali. Tuttavia, dai primi dati messi a disposizione dall’amministrazione emerge che la partecipazione tende a coinvolgere soprattutto i residenti delle zone centrali della città, mentre le periferie urbane risultano meno coinvolte. Questo squilibrio evidenzia un rischio concreto: l’innovazione tecnologica può finire per rafforzare anziché ridurre le disuguaglianze sociali, se non accompagnata da politiche di inclusione e da un’attenta progettazione territoriale.
Ostacoli educativi e limiti tecnici della partecipazione digitale
La dimensione educativa rappresenta uno degli aspetti più trascurati nell’ecosistema della partecipazione digitale. Nella maggior parte dei comuni lombardi analizzati, mancano percorsi strutturati di alfabetizzazione civico-digitale, pensati per accompagnare anche i cittadini meno esperti nella comprensione delle procedure, delle piattaforme e del funzionamento degli organi politici locali. In molti casi, la presentazione istituzionale degli organi comunali risulta accurata e ben organizzata, ma le informazioni relative alla competizione politica locale – liste, candidati, programmi, esiti elettorali – tendono a essere pienamente visibili solo in prossimità delle elezioni. Questo limita la possibilità di un coinvolgimento consapevole e continuo da parte dei cittadini.
Poiché l’ambiente digitale è oggi parte integrante dell’essere cittadini, sarebbe auspicabile sviluppare percorsi formativi e informativi stabili nel tempo, capaci di connettere la dimensione civica con quella digitale anche al di fuori dei momenti elettorali.
Gli strumenti digitali messi a disposizione dalle amministrazioni mostrano inoltre limiti di ordine tecnico, normativo e culturale. Dal punto di vista tecnico, uno dei principali limiti riscontrati riguarda la frammentazione degli strumenti digitali adottati dai comuni, spesso sviluppati in modo indipendente e senza criteri condivisi di interoperabilità tra i vari assessorati. Ne deriva un panorama eterogeneo, in cui le piattaforme variano notevolmente per funzionalità, layout e modalità di accesso, rendendo difficile per i cittadini orientarsi e trasferire competenze da un contesto all’altro. L’assenza di standard comuni ostacola anche la possibilità di integrare i percorsi partecipativi con altri servizi digitali pubblici, limitando l’efficacia complessiva dell’esperienza utente.
Debolezze normative e culturali nei percorsi partecipativi
Sul piano normativo, il limite riscontrato riguarda la mancanza di continuità progettuale nelle iniziative di partecipazione digitale. In numerosi casi, le piattaforme o gli strumenti avviati in una fase sperimentale non vengono mantenuti nel tempo, oppure restano scollegati da una visione strategica di lungo periodo. La partecipazione digitale, invece, richiede strutture stabili, presidi civici digitali e investimenti programmati, capaci di garantire un orizzonte temporale coerente con i processi democratici che ambisce a supportare.
Infine, sul piano culturale, molti enti faticano a considerare la partecipazione come parte integrante del ciclo di policy. In assenza di una “cultura della restituzione”, i cittadini non percepiscono il valore delle consultazioni: quando le risposte non sono visibili, la fiducia si erode e la partecipazione diminuisce.
Stato intermedio e potenzialità inespresse
I risultati dell’Indice suggeriscono dunque la partecipazione politica digitale in Lombardia si trovi in una fase intermedia di sviluppo, tra sperimentazioni promettenti e difficoltà strutturali. Nessun comune può dirsi pienamente avanzato su tutte le dimensioni analizzate. Anche i casi più virtuosi mostrano margini di miglioramento, mentre quelli più arretrati rivelano spesso risorse inattivate piuttosto che assenze totali.
Una questione di cittadinanza
L’Indice non ha lo scopo di stilare classifiche, ma di offrire uno strumento critico di lettura delle politiche locali. Il passo successivo sarà integrare i dati web con informazioni fornite direttamente dalle amministrazioni, costruendo una mappatura più precisa, dinamica e collaborativa. Lo stesso strumento dell’Indice è tuttora in fase di perfezionamento e sta beneficiando del confronto con amministratori locali e stakeholder pubblici e privati interessati a promuovere un ecosistema partecipativo realmente inclusivo.
Cittadinanza digitale come diritto sostanziale
Il digitale, se ben governato, può ampliare le possibilità di coinvolgimento civico e democratizzare l’accesso alle decisioni pubbliche. Ma perché ciò avvenga, serve una visione integrata e regolata dello spazio civico digitale: una sfera pubblica ben progettata, inclusiva e accessibile, dove ogni cittadino possa partecipare in modo sicuro, informato e consapevole.
La Carta dei diritti di Internet (2015), approvata dalla Camera dei Deputati, ha già posto l’attenzione sul principio di uguaglianza sostanziale nell’accesso alla rete, ma il problema è ora qualitativo: non basta garantire una connessione, serve garantire accesso consapevole, comprensibile e attivo ai processi politici online. Questo implica che le amministrazioni pubbliche non solo mettano a disposizione strumenti tecnologici, ma ne curino progettazione, usabilità, traduzione linguistica e compatibilità sociale.
Il riconoscimento del digitale come diritto richiede dunque una nuova stagione normativa e amministrativa, capace di tutelare i cittadini nell’esercizio della loro sovranità anche nei contesti virtuali, secondo logiche di responsabilità, accountability e trasparenza.
Nel contesto analizzato, è emersa una riflessione centrale: la partecipazione digitale non può più essere considerata un’opportunità accessoria, ma dev’essere interpretata come parte integrante dei diritti di cittadinanza. Se il diritto di voto, di informazione e di libera espressione costituiscono i pilastri della democrazia rappresentativa, il diritto di accedere agli strumenti che rendono effettivi tali diritti nello spazio digitale diventa oggi una condizione necessaria per l’inclusione.
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