AI generativa e marketing sono oggi elementi indissolubilmente intrecciati. L’intelligenza artificiale non è più uno strumento di supporto, ma un vero e proprio mediatore tra brand e utenti. Questa trasformazione ridefinisce il ruolo dei contenuti, delle interazioni e dei punti di contatto digitali, portando il marketing verso un nuovo paradigma.
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Dal clic alla risposta istantanea: il nuovo comportamento degli utenti
Le abitudini digitali delle persone stanno cambiando a una velocità sorprendente, e il marketing si trova oggi davanti a una trasformazione che ha tutti i tratti di un passaggio epocale. I dati emersi dalla recente ricerca che come Bain & Company abbiamo pubblicato – “Goodbye Clicks, Hello AI: Zero-Click Search Redefines Marketing” – confermano quello che molti professionisti stanno già intuendo: sempre più utenti si affidano all’intelligenza artificiale per ottenere risposte, spesso senza nemmeno aprire un sito web.
Secondo lo studio, l’80% degli utenti utilizza regolarmente riepiloghi generati dall’IA per almeno il 40% delle proprie ricerche. Ancora più significativo: nel 60% dei casi, la ricerca si conclude direttamente sulla pagina dei risultati, senza che venga cliccato nulla.
Il funnel tradizionale scompare: l’AI al centro del processo informativo
Questo dato racconta un cambiamento profondo. Il classico funnel digitale — ricerca, clic, visita al sito, conversione — sta diventando un’eccezione più che la norma.
Per anni il marketing digitale ha puntato tutto sulla visibilità nei motori di ricerca. La SEO è stata la chiave per intercettare traffico organico, con l’obiettivo chiaro di attrarre utenti e portarli sul sito.
Oggi, però, le regole stanno cambiando. I motori di ricerca si arricchiscono di modelli generativi capaci di produrre risposte sintetiche, attingendo a fonti multiple. Le persone trovano ciò che cercano senza uscire dalla pagina e si affidano sempre più spesso a chatbot o assistenti virtuali basati su modelli linguistici avanzati per ottenere informazioni, leggere notizie, controllare il meteo o ricevere consigli d’acquisto.
AI generativa e marketing: come cambiano contenuti e visibilità
Per i brand, questo significa perdere una parte del controllo: non basta più esserci online, bisogna diventare rilevanti per l’IA. È l’intelligenza artificiale a decidere cosa mostrare, come sintetizzarlo, con che tono presentarlo.
Il baricentro si sposta: dal sito web al contesto in cui i contenuti vengono interpretati e restituiti.
La buona notizia è che esistono strategie concrete per adattarsi. Eccone tre che meritano attenzione:
- Ottimizzare per l’IA: i contenuti devono essere strutturati in modo che i modelli linguistici possano comprenderli facilmente. Ciò significa chiarezza espositiva, attenzione alle domande frequenti e uso di termini coerenti con l’intento di ricerca degli utenti.
- Diversificare i formati: il solo testo non basta più. Video, podcast, contenuti interattivi e immagini aumentano le possibilità di essere rilevati dall’IA e inclusi nei suoi output.
- Ripensare le metriche: non ha più senso misurare solo clic e visualizzazioni. Oggi contano la presenza nei risultati generati dall’IA, la capacità di influenzare il percorso informativo degli utenti e la visibilità nei contesti in cui avviene l’interazione con l’intelligenza artificiale.
Le nuove strategie per essere rilevanti nell’era dell’AI generativa
Stiamo entrando in una fase in cui non sono solo le persone a cercare i brand, ma anche le IA a selezionarli, interpretarli e raccontarli. Chi riuscirà ad adattare i propri contenuti a questo nuovo ecosistema non solo manterrà visibilità, ma rafforzerà la propria autorevolezza.
Non si tratta più solo di “farsi trovare”, ma di farsi capire, selezionare e valorizzare in un ambiente dove il classico clic conta sempre meno. Quello che pesa davvero è la capacità di incidere nella conversazione mediata dall’intelligenza artificiale.
Questo scenario impone una revisione dell’intero approccio alla SEO e alla comunicazione digitale. Non basta più posizionarsi bene su Google: bisogna ripensare in profondità le modalità con cui le persone entrano in contatto con i brand — sempre più spesso attraverso assistenti virtuali, e non tramite un classico motore di ricerca.
Da SEO a TX: il marketing diventa conversazionale, intelligente e adattivo
Ecco perché oggi parlare solo di User Experience non è più sufficiente. Serve un approccio più ampio: la Total Experience (TX), che integra l’esperienza di clienti, dipendenti, utenti e interfacce come un unico sistema, da progettare in modo coerente. In un mondo in cui ogni touchpoint può essere il primo — o l’ultimo — l’esperienza deve essere fluida, personalizzata e coinvolgente.
Al centro di questa evoluzione c’è anche il concetto di Multiexperience (MX): la capacità di offrire interazioni continue e coerenti su una pluralità di canali e dispositivi, dalla voce agli smartwatch, dai chatbot alla realtà aumentata. Le interfacce diventano intelligenti, adattive, contestuali. L’obiettivo non è più semplicemente “essere presenti”, ma comunicare nel modo giusto, su ogni canale, spesso in collaborazione con l’IA.
L’intelligenza artificiale non è più un semplice strumento: è diventata un attore protagonista. Per questo le esperienze digitali devono evolvere: da percorsi statici a sistemi intelligenti di relazione, capaci di mettere in connessione persone, contenuti e tecnologie in modo armonico.
Affrontare questa sfida richiede più di una reazione: serve una strategia. Occorre capire che le interfacce AI sono i nuovi intermediari tra brand e pubblico. E per “esserci” davvero, bisogna progettare contenuti leggibili dalle IA, formati flessibili e interazioni capaci di adattarsi al contesto e alle esigenze dell’utente.
In conclusione, il marketing sta vivendo un cambio di paradigma radicale: da disciplina orientata all’attenzione e al clic, si sta trasformando in un sistema conversazionale, intelligente e adattivo. In un mondo dove le scelte di acquisto sono sempre più influenzate da modelli linguistici e assistenti virtuali, i brand devono ripensare completamente il modo in cui si raccontano e si rendono accessibili.
Il futuro del marketing appartiene a chi saprà costruire relazioni non solo con le persone, ma anche con le intelligenze artificiali che ormai ne guidano le decisioni quotidiane.