C’è una notizia curiosa, in questi giorni.
Il fatto nudo e crudo è che Elon Musk lascia il proprio incarico nel DOGE, il cosiddetto Dipartimento per l’Efficienza Governativa dopo solo quattro mesi circa.
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Elon Musk e il Doge
In questo nudo fatto si possono leggere molte cose interessanti.
Visto che siamo freschi di Conclave, la prima cosa da dire è che Musk è entrato nella Casa Bianca Papa, e ne esce Cardinale.
Nel senso che se vi ricordate i primi giorni di Trump, c’era Musk in giro per la Casa Bianca che sembrava stocazzo, come dicono a Roma. Tanto che molti commentatori si chiedevano timorosi chi fosse veramente a comandare fra lui e Trump.
Poi è iniziata la sceneggiata del DOGE, costellata di baldi ventenni con solide esperienze tipo “stagista” che chiedevano a Grok quali costi tagliare.
Le tre mosse principali di Musk al Doge
Ricorderete tutti, perché dovete ricordare, almeno tre cose:
- – la prima, l’offerta di otto mesi di paga a qualunque dipendente federale volesse dimettersi volontariamente, spedita a più di due milioni di persone;
- – la seconda, il licenziamento in tronco del personale all’agenzia per la sicurezza nucleare National Nuclear Security Administration;
- – e la terza, il licenziamento di oltre 100 controllori di volo, poche settimane dopo un incidente aereo a Washington che aveva fatto 67 vittime.
Le ultime due scenette, come in un film di Fantozzi, rapidamente seguite dal disperato voltafaccia, con tanto di appelli pubblici al ritorno da parte di Musk.
Perché evidentemente non erano dipendenti inutili come suggeriva Grok.
Gli errori grossolani
Dopodiché c’è l’imbarazzo della scelta:
- – 1000 dipendenti del Dept. for Veteran Affairs, inclusi ricercatori sul trattamento del cancro, della dipendenza da oppioidi e sulla prostetica;
- – la cancellazione pressoché completa del budget del Dept. of Education;
- – cinquemila dipendenti in prova al Dept. of Human Services e circa 700 al Center for Disease Control, quelli che si occupano di evitare le epidemie di Ebola, per dire;
- – migliaia di persone in prova all’IRS, nel pieno della stagione della dichiarazione dei redditi;
- – la cancellazione completa del Consumer Financial Protection Bureau, creato dopo il disastro del 2008;
- – e poi ovviamente la cancellazione dell’agenzia per l’aiuto internazionale, USAID, che si occupa di assistenza a profughi e in zone di guerra.
Eccetera, eccetera, eccetera.
Le aziende di Musk hanno problemi: una spinta a lasciare il Doge
Elon Musk ha deciso di lasciare il suo controverso incarico nel governo statunitense, segnando la fine della sua esperienza alla guida della Doge (Department of Government Efficiency), per tornare a concentrarsi sulle sue aziende, che nel frattempo stanno affrontando numerosi problemi.
Ecco i principali motivi e difficoltà che lo hanno spinto a tornare al timone del suo impero imprenditoriale:
1. Tesla in crisi di vendite e immagine
Calano le vendite in USA ed Europa: la popolarità di Musk come figura politica, in particolare la sua vicinanza all’amministrazione Trump, ha danneggiato la percezione del marchio Tesla tra molti consumatori.
Perdita di quota di mercato: in Europa, per esempio, Tesla è stata superata da BYD, colosso cinese degli EV.
Preoccupazioni del board: durante l’assenza di Musk, il consiglio di amministrazione avrebbe considerato una successione alla guida dell’azienda (notizia poi smentita dalla presidente del board).
Crollo del valore di mercato: Tesla ha perso oltre la metà della sua capitalizzazione (da $1.5 trilioni a sotto $1 trilione), salvo poi risalire quando Musk ha annunciato il suo ritorno.
2. Starship di SpaceX in difficoltà
Obiettivi non raggiunti: l’ultimo lancio di Starship non ha permesso di testare i sistemi di protezione termica della capsula, un punto cruciale per le missioni di ritorno sulla Terra e per il sogno di colonizzare Marte.
Esplosioni multiple: recenti test sono falliti, con esplosioni che mettono in dubbio la tabella di marcia per un volo su Marte nel 2026.
Pressioni da NASA e governo: SpaceX è un partner chiave per missioni militari e spaziali, ma non può permettersi ritardi.
3. xAI in corsa contro il tempo
Fusione con X (ex Twitter): Musk ha unito la sua piattaforma social con la sua azienda di intelligenza artificiale per competere con OpenAI e altri player.
Tentativi di lobbying internazionale: Musk ha cercato (invano) di inserire xAI in un grande accordo sull’AI in Medio Oriente, provando anche a ostacolare OpenAI.
Lancio del chatbot Grok: sta cercando di portare il suo modello linguistico al pubblico tramite partnership strategiche, ad esempio con Microsoft.
4. Danni collaterali della parentesi politica
DOGE ha realizzato poco rispetto alle promesse: nonostante Musk vantasse potenziali tagli di $2 trilioni alla spesa pubblica, i risultati concreti sono stati limitati.
Investimenti politici pesanti: ha speso $300 milioni a sostegno di candidati repubblicani, attirando l’attenzione e le critiche.
Effetti reputazionali: la sua immagine pubblica si è polarizzata ulteriormente, generando resistenze sia nei consumatori sia tra partner commerciali.
5. Gli altri fronti aperti
Neuralink: l’azienda, ora gestita da Shivon Zilis, prosegue con test clinici su pazienti paralizzati, ma la concorrenza nel settore è sempre più forte.
The Boring Company: ancora in fase di sviluppo, soprattutto a Las Vegas. I progetti in altre città non sono decollati.
Leadership diluita: in molte delle sue aziende Musk ha delegato, ma la mancanza della sua presenza diretta ha rallentato decisioni e progetti.
Redazione
Musk lascia il Doge: e ora?
Adesso, Musk se ne va. I risultati, come sempre quando si tratta di Elon Musk, sono solo immaginari: arrivato per tagliare duemila miliardi di dollari dal budget federale, poi ridotti a mille miliardi prima ancora di cominciare, il lavoro del DOGE fin qui ha prodotto “tagli” per 170 miliardi, tutti ancora bloccati da varie ingiunzioni dei tribunali perché, nonostante quello che pensavano Musk e Trump, solo il Congresso può riallocare fondi già allocati, non il Presidente o i suoi lacchè.
Ammetto che c’è una certa *Schadenfreude* nel vedere uno come Musk fare pubblicamente la figura del venditore di fumo di fronte a uno come Trump.
Certo, Musk è stato lodato e ringraziato pubblicamente da Trump; certo, Musk lascia alla scadenza ufficiale del suo mandato, che era stato fissato a 130 giorni.
Potremmo credere alla favoletta che Musk lasci perché DOGE ormai è avviato e continuerà in autonomia, ma qui saremmo a livelli di credulità superiori a quelli richiesti da Bush il Minore con lo striscione “Missione compiuta” sullo sfondo; se ricordate, il discorso sulla portaerei è del 2003, le operazioni in Iraq sarebbero continuate per altri diciotto anni, fino al disastroso ritiro del 2021.
Lasciamo quindi le favole per l’ora della nanna. I fatti dicono che DOGE è stato un fallimento spettacolare, e che quel fallimento spettacolare ha un nome, un cognome e una faccia: Elon Musk, opportunamente con un occhio nero. Anche se, a ben vedere, Musk qualcosa se la porta a casa anche lui.
Ora, io credo che questa sia una mossa da maestro di Trump. Non perché l’uomo non sia un cialtrone tanto quanto Musk e forse di più.
Ma perché politicamente, Trump esce vincitore da questa storia; e non perché Musk ci ha rimesso la faccia: se Musk fosse riuscito nel suo intento, Trump si sarebbe comunque preso la paternità politica del successo, e avrebbe vinto comunque.
Abbiamo visto tutti l’inaugurazione di Trump con Bezos, Zuckerberg, Musk e Pichai in prima fila.
Con il gambetto a Musk, Trump sta dicendo ai plutocrati “voi potete anche avere tutti i soldi, ma a mettere le mani nel governo vi scottate”.
Quindi se, giusto per fare un esempio, l’uomo che pensa di essere l’imperatore Augusto crede di poter fare meglio dell’uomo che crede di essere Iron Man, può provare a farsi avanti pure lui.
Qualcosa però mi dice che non lo farà. L’intelligenza animale di cui questi esseri sono ampiamente dotati li terrà lontani da incarichi da “impiegato speciale del governo” e molto più vicini a quello che gli importa davvero, e cioè le commesse governative.
Space X
Parlando di commesse governative, l’ennesimo test dell’immaginifico vettore pesante completamente riutilizzabile di SpaceX è andato a remengo. E l’uomo che pensa di essere Vin Diesel al forum di Davos ha anche lui il pallino dello spazio. C’è chi dice che la NASA ha investito talmente tanto da essere ormai preda della fallacia dei costi sommersi. Sarà, per me ci aspettano altre sorprese.
I giudici agiranno sui tagli del Doge
Non è ancora tutto, questa storia non finisce solo con Musk cornuto e mazziato. Tutte le ingiunzioni che hanno bloccato tagli e licenziamenti devono ancora essere discusse in aula. Di nuovo, Trump avrà gioco facile a porsi come vittima dei giudici cattivi. E anche se tutti i tagli di DOGE dovessero essere revocati, ci vorranno anni, e alla fine il reintegro non sarà né immediato né indolore.
Anche nei migliori dei casi, per esempio al Center for Disease Control, i lavori riprenderanno con mesi o anni di arretrato. Il Department of Education, o del Consumer Financial Protection Bureau, dovranno ripartire praticamente da zero.
E se non bastasse questo, ci sono i dati personali di tutti i dipendenti federali, dati che DOGE ha esfiltrato dall’Office of Personnel Administration.
Il vero gioco di Musk
DOGE è stato un flop assoluto, ma per Musk il vero gioco non è mai stato tagliare il budget, certo quello era un piacevole corollario, e di sicuro brandire una motosega su un palco ha titillato il suo ego: ma da buon appaltante, Musk sapeva che il gioco era mettere le mani sui dati del Governo federale.
Commesse, assegnatari, criteri, commissioni, rapporti. Oro per chi voglia attingere ai ricchi contratti della Difesa.
Ora Musk, e chiunque sappia farselo amico, ha in mano materiale per tenere in mano le commesse federali per almeno una generazione. Dice che resterà “consulente” di Trump, qualunque cosa voglia dire.
Se Parigi val bene una messa, miliardi di dollari in commesse per SpaceX valgono bene uno sputtanamento.
Di Musk, Trump ha detto che è “50% genio, 50% ragazzino”. Detto da uno come Trump è qualcosa, e comunque si applica indifferentemente a tutti i plutocrati in prima fila all’inaugurazione.
Resta solo da vedere se dopo questa débacle pubblica, Musk reagirà non dico da genio ma almeno con l’astuzia dell’uomo d’affari, o da ragazzino; e cosa faranno i suoi amichetti.
Abbiamo davanti tempi… interessanti.