Nei giorni scorsi il mondo televisivo è stato travolto da una serie di annunci che hanno rimesso in discussione le dinamiche del mercato dello streaming in Europa.
Per la prima volta, infatti, nel panorama televisivo di Regno Unito e Francia, due dei tre più grandi mercati continentali, i principali broadcaster privati ITV e TF1 e il servizio pubblico France Télévision hanno stretto accordi, rispettivamente con Disney, Netflix e Amazon Prime Video, che prevedono la condivisione di contenuti tra le rispettive piattaforme video.
Questa collaborazione, definita in tutti e tre i casi come un’alleanza reciprocamente vantaggiosa, segna dunque un radicale cambiamento di prospettiva, in un contesto che ha visto sin qui contrapposti i grandi broadcaster nazionali e i giganti dello streaming americani.
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Le alleanze tra broadcaster e piattaforme streaming ridefiniscono il mercato
Ad aprire le danze sono stati TF1 e Netflix hanno siglato per primi uno storico accordo di distribuzione che porterà i contenuti live e on-demand della prima e più importante emittente (commerciale e non) francese agli abbonati del più popolare servizio di video on demand al mondo (oltre 300 mln di abbonati). Gli altri accordi che sono immediatamente seguiti, nell’arco di poco più di una settimana, si muovono sulla stessa logica di fondo e dunque partendo dal primo cercheremo di meglio comprendere e interpretare le conseguenze di nuova questa rivoluzione che è ormai partita.
L’integrazione strategica tra TF1 e Netflix
A partire dall’estate 2026, gli abbonati a Netflix in Francia potranno guardare i canali TF1 e i contenuti on demand di TF1+ direttamente su Netflix. L’accordo includerà i contenuti dei canali in chiaro di TF1 e di altri canali del digitale terrestre, oltre che della piattaforma di streaming TF1+, rappresentando una prima mondiale: Netflix incorpora canali lineari in diretta di terze parti sul suo servizio, una mossa importante per la piattaforma che si concentra sempre più sul coinvolgimento e sulla fidelizzazione piuttosto che sui soli abbonati.
La partnership è stata accolta con grande clamore e un certo stupore, in quanto è unica nel suo genere in termini di integrazione tra un’emittente televisiva gratuita affermata (come lo è ad esempio Mediaset in Italia) e un fornitore di servizi online a pagamento leader mondiale.
Facendo però un passo indietro, è, se vogliamo, simile agli accordi che esistono già da anni tra emittenti in chiaro e fornitori di pay TV. Questo è forse un segnale di come Netflix si vede ora nel suo ciclo di sviluppo e di come gli altri operatori televisivi (broadcaster) percepiscono Netflix.
Le relazioni professionali e personali del Presidente di TF1 sono state determinanti nel raggiungimento dell’accordo. Rodolphe Belmer è stato membro del Consiglio di amministrazione di Netflix per 7 anni, da quando ha lasciato la direzione di Canal+ fino alla sua nomina alla presidenza del gruppo TF1 nel febbraio del 2023. Lo stesso Belmer, commentando l’accordo, ha affermato che lo considera un passo logico dal momento che le due società collaborano da anni nella co-produzione di serie e film, ma anche nella co-diffusione di serie. Un paio di settimane fa la serie Tout pour la lumière è stata diffusa in anteprima sulla piattaforma americana e, dalla scorsa settimana, è disponibile su TF1.
I benefici per i broadcaster: visibilità e brand identity rafforzati
Nel caso di TF1, l’ampia diffusione di Netflix offre all’emittente l’opportunità di estendere la propria visibilità, rivolgendosi a fasce demografiche più giovani che sono meno propense a impegnarsi con la televisione broadcast e i suoi contenuti, e facendo appello al 22% dei consumatori francesi che utilizzano Netflix ma non guardano i canali TF1 o utilizzano TF1+. Come molti altri gruppi, la strategia di TF1 sta diventando sempre più incentrata sul digitale per sfruttare le mutevoli tendenze dei consumatori, che cercano la comodità e l’ampiezza dei cataloghi disponibili in streaming per intrattenersi.
Inoltre, TF1 beneficerà di una posizione di rilievo su Netflix, con una propria sezione TF1 sul servizio di streaming in cui saranno ospitati i suoi contenuti e canali. Ciò consentirà a TF1 di garantire che i suoi contenuti non vadano dispersi nel vasto catalogo di Netflix e che la sua identità di marchio venga mantenuta attraverso i contenuti che concede in licenza a Netflix.
Rimane aperta la questione del posizionamento dei contenuti di TF1 e se questo avverrà davanti o dietro il paywall di Netflix. Un “portale anteriore” gratuito, una sorta di prominence, sembra il più logico, data la natura gratuita dell’accesso ai servizi di TF1 sul mercato. Questo accordo non fa che rafforzare un rapporto già forte in un mercato europeo chiave.
Vantaggi per Netflix: engagement, retention e contenuti locali
Nonostante sia il principale servizio di streaming in Francia, la penetrazione di Netflix si attesta attualmente al 48% delle abitazioni connesse in Francia nel 2025, con 13,7 milioni di abbonati, rispetto a circa il 60% nel Regno Unito e negli Stati Uniti con piattaforme VOD dei broadcaster solide che competono direttamente con Netflix e altri servizi di abbonamento (Disney+, Prime video, ecc..) nello streaming.
Ma soprattutto la motivazione va ricercata nella ancora forte presenza dell’offerta gratuita in chiaro in Francia (molto più che nel Regno Unito ma inferiore all’Italia dove il digitale terrestre rimane la piattaforma di accesso primaria), con un tempo di visione settimanale della TV lineare superiore a quello dello streaming. Ciò rappresenta dunque un’opportunità per Netflix per raggiungere un pubblico relativamente fedele alla TV lineare, consentendo alla società di aumentare il coinvolgimento nella sua piattaforma, tenuto conto del fatto che il 32% degli utenti di Netflix in Francia guardano anche i canali lineari di TF1.
Questo accordo aumenterà anche rapidamente il volume di contenuti francesi di qualità disponibili per la piattaforma. Con TF1 che spende in media circa 900 milioni di euro all’anno in contenuti per il pubblico francese (il doppio di Netflix per le produzioni francesi), Netflix spera che i popolari contenuti francesi di TF1 la aiutino a limitare il turnover tra gli abbonati esistenti. Questo afflusso di contenuti popolari offrirà inoltre ai consumatori un maggior numero di film e serie da guardare in un momento in cui i budget per i contenuti si stanno assottigliando e permetterà a Netflix di proteggere i suoi clienti dalle turbolenze economiche. Potrebbe anche essere un modo per Netflix di soddisfare più facilmente le quote di contenuti UE per le opere europee. In definitiva, questo rapporto costituirà un fondamentale banco di prova per valutare il potenziale di relazioni simili in altri mercati.
Convergenza e concorrenza nel nuovo ecosistema televisivo europeo
I dettagli dell’accordo rimangono confidenziali sia negli aspetti finanziari, sia nel carattere esclusivo o meno dell’operazione che potrebbe permettere in futuro a Netflix di concludere accordi con altri broadcaster francesi.
Si sa invece che la pubblicità diffusa nei programmi del gruppo TF1 sulla piattaforma americana non sarà gestita da Netflix, che dispone di una propria concessionaria, ma direttamente dalla concessionaria di Tf1 e anche questo sembra un’ulteriore opportunità per l’emittente di capire meglio come si comportano i suoi contenuti in un ambiente diverso da quello consueto.
Resta da vedere se Netflix e altre emittenti europee cercheranno di adottare questa strategia in altri mercati (Italia, Germania e Spagna in primis). Ciò che questa partnership in tutti i casi dimostra è che per rimanere competitivi nella competizione globale, la collaborazione / concentrazione tra operatori diventa fondamentale.
Di recente abbiamo approfondito proprio il fatto che YouTube sia entrata a far parte dello stesso campo di gioco, utilizzato dalle emittenti tradizionali come un modo per estendere il proprio raggio d’azione, diventando il principale concorrente di Netflix. Con questo accordo, Netflix sembra aver dato una prima risposta a questa nuova sfida.
La rincorsa alle dimensioni per competere nell’era dello streaming
Nel frattempo, però, in un contesto sempre più complicato da interpretare, si perseguono anche altre strade, attraverso processi di consolidamento, fusioni e acquisizioni, la cui motivazione principale è quella di acquisire le dimensioni necessarie per poter competere con le grandi piattaforme americane: vedi il tentativo di MFE/Mediaset di acquisire il controllo di Prosieben.Sat1 in Germania e, sempre in questi giorni, la notizia del primo gruppo media tedesco Bertelsmann di acquisire la pay TV Sky Deutschland (del gruppo Comcast, lo stesso di Sky Italia).
Insomma, in questo momento le temperature sono particolarmente elevate anche nel mondo della televisione e nella partita che si sta giocando, anche e non solo a livello europeo, i recenti accordi tra broadcaster e piattaforme VOD segnano un passaggio chiave. Se sarà replicabile anche negli altri grandi paesi (Germania, Italia e Spagna) rimane un interrogativo aperto, viste anche le strategie di Mediaset/MFE e RTL/Bertelsmann in quei Paesi.
Ciò che è certo, peraltro, è che mentre i consumatori si orientano sempre di più verso i servizi on-demand, le emittenti televisive cercano di sfruttare le opportunità offerte dal mercato digitale per rimanere rilevanti anche nell’era dello streaming.