Non più solo ordigni rudimentali, cinture esplosive fatte in casa e volantini graficamente poveri diffusi sul web: oggi i terroristi si avvalgono di professionisti del digitale per alzare il livello delle loro attività criminali. Devono disporre di personale capace di costruire e programmare droni, usare soluzioni di intelligenza artificiale, occuparsi di attacchi cyber a imprese ed enti e fare campagne di propaganda di terrorismo online sui social network e gestire pubblicazioni di livello professionale distribuite online. E quindi, AAA cercasi ingegneri, informatici, programmatori, chimici, fisici e anche esperti di comunicazione digitale e giornalisti.
Studi e rapporti indicano che il reclutamento di professionisti con competenze digitali specialistiche è di interesse dei gruppi terroristici, allo scopo di elevare ulteriormente la capacità offensiva e mantenersi competitivi nei confronti di eserciti regolari e altri nemici. Oltretutto, questi professionisti proprio per le loro peculiarità sono in grado di operare in zone grigie dove la linea tra stato e non-stato, tra legalità e illegalità, è sfumata.
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Competenze digitali e terrorismo, i trend
Certo il coinvolgimento di esperti nel terrorismo evidenzia la necessità di una vigilanza più attenta nelle collaborazioni internazionali e nei programmi di ricerca. Le agenzie di sicurezza devono sviluppare capacità per identificare e monitorare questi esperti, distinguendo tra ricerca legittima e attività che supportano obiettivi terroristici.
Questo atteggiamento viene anche descritto nella Relazione Annuale sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza 2025, così come nel rapporto ReaCT 2024, il rapporto annuale sul terrorismo e il radicalismo in Europa a cura dell’Osservatorio ReaCT, In entrambi si sottolinea un trend ormai consolidato che ha caratterizzato sia il 2023 che il 2024 con proiezione 2025, ovvero la predominanza di azioni individuali e non organizzate. Si parla di “terrorismo solitario” che si incontra con il mondo dei professionisti e degli scienziati.
Una situazione che ha la sua diffusione grazie ai social network e alle dinamiche che scaturiscono dalle comunità online. Ecco che in un contesto come questo proliferano “fenomeni di radicalizzazione ed estremismo negli ecosistemi digitali tra nuove tecnologie e intelligenza artificiale, i discorsi d’odio digitali come precursori della violenza estremista che apre all’ipotesi suggestiva del caos armato”, si legge nel report ReaCT.
Perché diventare terroristi: le motivazioni degli esperti reclutati
Come esposto nel paper “Diventare un terrorista. Perchè?” di Sania Demetra Al Baghdadi, questo atteggiamento viene studiato a fondo e da questo sono stati studiati più approcci al terrorismo che vengono prevalentemente classificati in:
- approccio multi-causale,
- approccio politico,
- approccio organizzativo,
- approccio fisiologico
- approccio psicologico.
L’approccio multi-causale si riferisce alla molteplicità delle cause che caratterizzano il terrorismo, ossia psicologiche, economiche, politiche, religiose, sociologiche, per citarne alcune. L’approccio politico è quello che analizza le influenze del contesto (nazionale, internazionale, sub-nazionale, come l’università), che portano il terrorista a nascere con determinati aspetti della personalità, che favoriscono l’esecuzione di atti malevoli. In merito all’approccio organizzativo, si intende guardare “al terrorismo come un corso di azioni strategiche e razionali decise da un gruppo”, più adatto ad analizzare gruppi di guerriglia strutturati in maniera tradizionale, con un segretario generale al vertice, più che gruppi terroristici in generale. Infine, se l’approccio fisiologico è quello che tiene in considerazione il ruolo dei media nella promozione del terrorismo e dei suoi messaggi, che vengono presi a modello e portano inevitabilmente all’emulazione, l’approccio psicologico si basa sulle “convinzioni, la personalità, le attitudini, le motivazioni e le carriere da terrorista”.
Scienziati che diventano terroristi, i motivi economici
A ciò si può aggiungere un sesto approccio, di tipo prettamente economico, che è quello che mira a colpire le esigenze delle persone, ovvero dopo un attento studio, sulla precarietà della zona in cui abitano, sulla loro precarietà economica finanziaria personale, sui rapporti che hanno in famiglia e con le banche, per poi agire e farli entrare all’interno di un guadagno facile ed immediato che permette loro di risolvere le problematiche personali e al terrorismo di organizzarsi con professionisti di alto profilo.
La citazione di David Fromkin, che da l’avvio al paper prima indicato, è utile per capire questo punto: “Il terrorismo è violenza finalizzata a generare paura, ma lo scopo di tale violenza è che la paura, a sua volta, induca qualcuno, non il terrorista, ad attivare programmi d’azione che soddisfino qualunque cosa il terrorista realmente desideri ottenere”. Nonostante risalga al 1975 e nonostante il terrorismo di allora sia diverso rispetto a quello di oggi, risulta ancora attuale.
Sebbene l’ideologia giochi un ruolo cruciale, dunque, le motivazioni economiche non sono trascurabili. Il coinvolgimento in attività terroristiche può offrire vantaggi finanziari significativi, come salari elevati, accesso a risorse e opportunità di carriera in ambienti internazionali.
Geopolitica, competenze digitali e terrosismo
Secondo il rapporto TE-SAT 2025 di Europol, la tecnologia anche nel 2024 ha avuto un ruolo chiave nel perpetuare le attività terroristiche, non solo di matrice religiosa, ma anche politica e nazionalista. Questo, a seconda dei casi, “mostrando diversi livelli di abilità tecnologica – che vanno dalla semplice riproduzione alla produzione effettiva di materiale generato dall’intelligenza artificiale, all’uso di tecnologie immersive
e a strumenti avanzati di finanziamento digitale“.
Le soluzioni digitali e tecnologie più usate dai terroristi
Le nuove tecnologie più utilizzate dai terroristi sono, secondo gli esperti:
- Le piattaforme di comunicazione che sfruttano la crittografia end to end, perché costituiscono mezzi sicuri di comunicazioni attraverso cui organizzarsi, reclutare nuovi membri e diffondere la propaganda.
- Social network, impiegati per raggiungere un ampio pubblico ma anche per diffondere manuali di istruzioni e linee guida.
- Attestato dal rapporto anche l’utilizzo della stampa 3D, in particolare per realizzare armi da fuoco
- Ambienti immersivi, per esempio le piattaforme per il gaming online, ma viene utilizzato anche il metaverso, oltre alle tante applicazioni della realtà virtuale (VR) e della realtà aumentata (AR) anche per simulare attacchi e scenari di conflitto.
- Veicoli senza equipaggio cioè droni, spiega il report “in contesti di guerra e da parte di organizzazioni terroristiche al di fuori dell’UE solleva ulteriori preoccupazioni su potenziali minacce terroristiche future”,
- Strumenti utili per il finanziamento come le criptovalute ma anche l’impiego di NFT per trasferire fondi in tutto il mondo cercando di eludere la sorveglianza finanziaria internazionale,
- Sono tantissime le applicazioni di intelligenza artificiale generativa e i terroristi secondo gli esperti l’anno scorso ne hanno utilizzate molte:
- Per creare contenuti diffondendo la propaganda online e i discorsi d’odio, soprattutto negli ambienti di estrema destra, spiega il rapporto. l’Ai gen consente di creare velocemente più contenuti, diffondendoli con grande rapidità e cercando così di eludere censure e controlli o di esser più veloci. Un utilizzo criminale dell’Ai gen.
- Traduzioni dei contenuti di propaganda in numerose lingue,
- Uso della tecnologia deepfake a fini criminali per creare fake news e altri contenuti ingannevoli, al fine di perorare le proprie cause.
Reclutamento di scienziati ed esperti per attività terroristiche
Dunque per utilizzare queste tecnologie in assenza di risorse sicuramente ci si può arrangiare, ma per essere in grado di fronteggiare in maniera organizzata le istituzioni statali, gli eserciti e le organizzazioni internazionali, è evidente che ai terroristi servano esperti dei vari settori. Che vanno reclutati.
Il reclutamento di esperti per attività terroristiche avviene attraverso canali diversificati. Per quanto riguarda ad esempio il reclutamento nell’ambito del terrorismo online, oltre alle tradizionali reti jihadiste, altri gruppi relativi a ideologie diverse, come per esempio gli estremismi politici o il nazionalismo, possono trovare reclute attraverso raccolte fondi e diffusione di propaganda offline. Un mezzo utile ai fini dell’organizzazione criminale è prendere contatti con ingegneri, informatici e scienziati offrendo loro opportunità di ricerca o finanziamenti per progetti che, in realtà, supportano obiettivi terroristici. Il coinvolgimento di esperti è spesso motivato da una combinazione di ideologia, opportunità professionale e, in alcuni casi, incentivi economici.
Tuttavia, è importante notare che molti esperti coinvolti possono non essere consapevoli della destinazione finale delle loro competenze, credendo di partecipare a iniziative scientifiche legittime. Dunque, come azione di contrasto, è essenziale promuovere una maggiore consapevolezza tra i professionisti riguardo ai rischi di sfruttamento delle loro competenze in contesti illeciti.
Giornalisti e pubblicazioni online per il terrorismo
Gestire le attività legate alla propaganda online da parte dei gruppi terroristici richiede non solo tecnici per garantire scambi sicuri, ma anche esperti di comunicazione che sappiano occuparsi di questo aspetto in modo efficiente. L’esito, oltre alla propagazione di fake news e disinformazione che richiede tempo e formazione, porta anche alla realizzazione di prodotti editoriali veri e propri. Il cui scopo, va sempre tenuto a mente, non è fare giornalismo ma propaganda, portando avanti la narrativa distorta dei gruppi terroristici. Un’attività del tutto criminale, capace di un importante impatto sociale negativo e che contribuisce alle attività di radicalizzazione.
Cos’è Al-Naba
Nell’ambito del jihadismo, un esempio è la pubblicazione ufficiale dello Stato Islamico Al-Naba, che da oltre un decennio esce ogni settimana e ha superato a giugno 2025 il mezzo migliaio di uscite. La pubblicazione è organizzata come un contenitore di notizie, proclami, editoriali dello Stato islamico, una sorta di bollettino, il tutto deviato sotto la lente dell’ideologia estremista. Tra il materiale pubblicato, non mancano le rivendicazioni, gestite talvolta come articoli di cronaca, su attacchi e scontri che hanno visto in varie parti del mondo il coinvolgimento dei gruppi dell’Is.
Lo stile di scrittura, pregno di minacce e invocazioni, spesso urlato, non ha certamente nulla dell’oggettività dello stile giornalistico, più che altro lo distorce.
Il gergo è peculiare e fortemente ideologico: i combattenti dello Stato islamico che vengono uccisi sono martiri, i luoghi in cui avvengono stragi sono considerati benedetti e così via.
Gli articoli “di cronaca” in cui si spiegano accadimenti che hanno visto la partecipazione dell’Is sono strutturati come articoli di quotidiano, in cui si risponde anche ai quesiti delle 5W e talvolta si indicano le fonti.
I testi sono impaginati e corredati sempre da immagini, si distinguono facilmente in prima pagina l’apertura, la spalla, l’articolo di fondo e le civette.
L’attacco all’Iran nella propaganda dello Stato islamico
Per esempio, a giugno sul numero 500 di Al-Naba è stato pubblicato un editoriale riguardante l’attacco Usa all’Iran, in cui lo Stato islamico ne ha per tutti, sia per attaccanti che per attaccati: lo scopo ovviamente non è informare, ma diffondere la propria ideologia e fare propaganda, anche creare una narrazione giustificativa delle proprie azioni criminali. Da un punto di vista tecnico, la pubblicazione denota attenzione per l’attualità, a livello globale, capacità di individuare il grado di notiziabilità di un evento e di strumentalizzarlo per i propri scopi.
L’agenzia stampa dell’Is
Un esempio che rende chiara la gestione professionale della redazione, come quella mostrata anche per le pubblicazioni dell’agenzia stampa Amaq che del resto era stata fondata nel 2013 proprio da un giornalista professionista siriano e che si è avvalsa anche di reporter embedded tra le fila dei mujaheddin.
Le competenze digitali e scientifiche più ricercate dai terroristi
Tra le competenze più richieste, alla luce di quanto analizzato, possiamo includere:
- hacking e cybersecurity,
- chimica e fisica,
- progettazione e programmazione di droni,
- data analysis,
- sviluppo di software, per esempio per la cifratura,
- digital communication,
- infrastrutture digitali e architetture di rete,
- logistica e supply chain per la gestione delle forniture.
Esperti in questi ambiti sono fondamentali per la creazione di un ecosistema terroristico efficiente, strutturato, che curi la protezione delle operazioni e la diffusione di propaganda attraverso canali criptati. Per contrastare questa tendenza, le organizzazioni internazionali devono essere costantemente aggiornate, pronte e informate.